La nascita della Sacc
e il recupero della razza.

Intorno agli anni ’70 del 1900, prese piede una prima lenta opera di recupero della razza che finì per appassionare numerosi cinofili italiani attratti dal fascino e dalle doti di questa razza.

La prima occasione che riaccende l’interesse per il Cane Corso è rappresentata da una lettera scritta da Paolo Petrelli e pubblicata sul numero 6 del giornale ufficiale dell’Enci, “I Nostri Cani”, nell’anno 1978.

Nel dicembre dello stesso anno, sempre su “I Nostri Cani”, viene pubblicato un articolo di Paolo Breber che racconta l’incontro con alcuni esemplari in Puglia, grazie anche alla segnalazione ricevuta in una lettera del Prof. Bonatti, datata 2 dicembre 1973. In questa lettera viene descritto un cane molossoide a pelo corto, diverso dal mastino napoletano, e si aggiunge che anche il Prof. Ballotta, rinomato allevatore di Schnauzer, ne avesse avvistati parecchi nelle campagne della Puglia.

Nel maggio del 1979, un giovane Stefano Gandolfi, grazie agli scritti ed alle fotografie prodotti da Breber, viene a conoscenza di questa antica razza italiana.
Dalla scoperta della razza all’idea del recupero genetico della stessa, il passo è breve.  Gandolfi si lanciò in questa avventura, coinvolgendo nel suo progetto Giancarlo e Luciano Malavasi, già rinomati allevatori di Pastore Tedesco, e trasmettendo loro tutta la passione ed il fervido entusiasmo che lo animava.
Il trio di appassionati si mette in contatto con Breber, che non lesina loro le informazioni e da tutta la sua disponibilità ad accompagnarli in Puglia, sui luoghi dove aveva rintracciato i primi esemplari e dove effettuato e seguito i primi accoppiamenti mirati al recupero della razza.

Nel Settembre 1979 Paolo Breber, Stefano Gandolfi e Luciano Malavasi viaggiano verso la Puglia per rintracciare e scegliere i primi soggetti con cui selezionare la razza e iniziarne il recupero.

I primi soggetti

Nella prima spedizione in Puglia, partiti da Mantova, le attenzioni dei tre appassionati si concentrano su 6 esemplari, 2 maschi e 4 femmine, nati nelle cucciolate del ’75 e ’78, tutti di taglia medio grande, di costruzione mesomorfa e muscolatura sviluppata.

Soggetti che apparivano tutti nobili, atletici e fieri, decisamente rispondenti ad una struttura molossoide ma assolutamente privi di ogni pesantezza, totalmente diversi dal Mastino Napoletano. Questi soggetti, decisamente simili nella struttura, si differenziavano in due tipologie se si andava ad esaminarne la testa.
Alma e Cocab, nate nel ’78 da Brina, avevano testa alaneggiante e denti con chiusura a forbice. La madre, invece, aveva muso più corto e una chiusura a forbice rovesciata.

Tipsi invece, sempre figlia di Brina, viene descritta da Gandolfi come segue: “aveva il muso lungo poco più di un terzo della lunghezza della testa con una dentatura che chiudeva a forbice rovesciata. La testa, nel suo insieme, era nobile e proporzionata, una cagna raccolta ed armoniosa, attenta, fiera e vivace. Fattrice fondamentale del programma di recupero della razza.”

Tappo, sempre figlio di Brina, è invece l’unico maschio che si aggiunge a questo primo gruppo di 4 femmine. Leggermente prognato, distinto, con muscoli di tutto rispetto, di colore fulvo chiaro, che venne regalato da Breber ad amici della zona di Foggia. A completare la selezione dei sei soggetti presi in considerazione va aggiunto Picciut, il maschio tigrato padre di Alma, Cocab, Tipsi e Tappo. Rispetto al figlio presentava una testa ancora più tipica, con un muso che, come quello della figlia Tipsi, era lungo poco più di un terzo della testa.

Una caratteristica comune di tutte questi soggetti erano gli assi cranio facciali. In tutti i casi presentavano una leggera convergenza (ancora una volta una caratteristiche distintiva rispetto al cugino Mastino Napoletano).

L’inizio della selezione

Le difficoltà concrete nel recupero della razza, emerse in questa prima trasferta, erano decisamente numerose, legate alla reticenza dei proprietari a cui erano stati affidati i soggetti nati dalle prime due cucciolate prodotte da Breber e ad una mancanza di cultura cinofila.

Racconta Gandolfi che “Eterogeneicità, inconsistenza numerica e difficoltà di far capire il nostro programma di recupero erano motivo di perplessità se non di vero sconcerto. Nel Settembre dell’80, dei 17 cuccioli nati con i primi due accoppiamenti del Breber, solo 5 erano rintracciabili. Gli altri, donati ai pastori, si erano dispersi nelle campagne e se ne erano perdute le tracce.

Solo due femmine, Tipsi e Brina erano sotto un diretto controllo. Oltre a queste, il maschio Dauno, fratello di Brina, e la ormai anziana Mirak.

In sostanza era stato gettato solo un sasso nello stagno,: il vero recupero della razza doveva ancora iniziare”

Consapevoli della situazione e delle difficoltà, Gandolfi ed i fratelli Malavasi si rendono conto, anche dietro consiglio di Casolino, che per avviare un serio programma di recupero bisognava trovare “una sede, un’oculata assistenza per gli sviluppi futuri e, soprattutto, una pragmatica filosofia di selezione”. Di questo fardello si fanno carico i fratelli Malavasi, che accettano di concedere l’uso del loro canile per ospitare i soggetti più meritevoli, dedicandosi ad “accudirli, sorvegliarne gli accoppiamenti, fare partorire le fattrici e seguire le cucciolate. Il tutto in cambio di futuri, ipotetici risultati da una razza sconosciuta ai più e dal destino incerto”(Casolino).

Grazie alla disponibilità dei fratelli Malavasi è finalmente possibile iniziare quel serio programma di recupero che era nei loro pensieri e in quelli di Gandolfi e Casolino. Queste persone, con caparbietà e costanza, gettano le basi di quello che è il Cane Corso Italiano di oggi, trasferendo fra la fine del ’79 e il Gennaio 1980 i primi tre soggetti a Mantova: Le femmine Tipsi e Brina assieme a Dauno, un maschio nero nato nella prima cucciolata di Breber, da Mirak x Aliot.

I primi Cane Corso moderni

Nonostante le difficoltà, da questi tre soggetti, lavorando in consanguineità al fine di fissare le caratteristiche di tipo e struttura, nascono i primi esemplari di Cane Corso dell’era moderna.

Fra tutti, emersero per le loro qualità di tipo, struttura e capacità di trasmissione dei caratteri genetici alcuni esemplari che sono alla origine di tutti i soggetti moderni:

Primi fra tutti due fratelli, neri, figli di Dauno e Tipsi, nati nell’Allevamento di Malavasi e Battaglia, che sarebbe stato conosciuto successivamente “Antico Cerberus”:

Basir: ceduto in proprietà a Casolino e ritenuto il punto di riferimento zootecnico della razza.

Bulan: proprietario Gianantonio Sereni, dimostratosi un ottimo razzatore nell’ambito del programma di recupero della razza.
Aliot, maschio grigio, e Babak, femmina tigrata: affidati dai fratelli Malavasi a Michele Angiolillo

La Nascita della Società Amatori Cane Corso

“Il 18 Ottobre 1983 fu una giornata storica per il Cane Corso. Per la prima volta un piccolo nucleo di appassionati della razza si radunava con i propri cani per una verifica della situazione. I 12 esemplari adulti presenti furono esaminati e misurati accuratamente dal Dr. Giovanni Ventura, veterinario, giudice Enci ed allevatore.

La quasi totalità dei soggetti presentava un leggero prognatismo, assi cranio facciali leggermente convergenti, peso medio di 47 Kg per i maschi e 38 per le femmine. I mantelli erano, in maggioranza, di colore nero, tigrato, fulvo e grigio. Tutti i cani presentavano un aspetto atletico e asciutto, la testa era squadrata e massiccia” (Gandolfi)

Lo stesso giorno viene formalizzata e nasce ufficialmente, con sede a Mantova, la Società Amatori Cane Corso.

  • Presidente: Stefano Gandolfi
  • Vicepresidenti: Paolo Breber e Luciano Malavasi
  • Segretario: Fernando Casolino
  • Tesoriere: Giancarlo Malavasi
  • Direttore: Gianantoni Sereni.
  • Soci Fondatori: M. Angiolillo – N. Anselmi – D. Baldassarri – G. Bonatti – C. Bondavalli – B. Bonfanti – P. Breber – P. Buzzi – F. Casolino – G. Gallini – S. Gandolfi – G. Malavasi – L. Malavasi – G. Mauro – G. Monfardini – S. Nardi – G. Sereni – V. Suffritti – A. Tellini – G. Ventura

Gianantonio Sereni, esperto zoologo e cinofilo, ha diretto e coordinato con passione e costanza l’azione degli associati alla S.A.C.C., mettendo a disposizione il suo tempo, il suo personale e le attrezzature degli uffici della sua azienda.

Nel 1985 viene affidato a Casolino il compito di mantenere i contatti con i giudici cinofili e con l’Ente Nazionale della Cinofilia Italiana, al fine di arrivare al riconoscimento ufficiale della razza.

Opera di proselitismo e di convincimento veniva fatta da tutti gli appassionati verso i nuoi futuri soci del sodalizio e verso i giudici più apprezzati in seno all’Enci.

Basir, capostipite e razzatore indiscusso, “era stato presentato in forma confidenziale a molti giudici che ne avevano considerato la veste morfologica, il portamento ed il carattere”(Gandolfi)

Il 16 Giugno 1985 si svolge il primo incontro formale fra gli appassionati della S.A.C.C. e la cinofila ufficiale, rappresentata dai Giudici Enci Franco Bonetti, Antonio Morsiani, Mario Perricone e Claudio Bussadori. Furono presentati 10 Cani Corso e nonostante la scarsa presenza numerica, l’interesse dell’Enci fu elevato, tanto che il 3 novembre 1985, a Mantova, inviò una rappresentativa ufficiale al Raduno di Razza indetto dalla S.A.C.C. In rappresentanza dell’Enci furono presenti i giudici Barbati, Mentasti, Morsiani, Quadri, Perricone, Vandoni e Ventura. A seguito di questo incontro l’Enci iniziò a valutare la possibilità concreta di arrivare ad un riconoscimento ufficiale della razza. Questo indubbiamente anche grazie al costante interesse dimostrato da Antonio Morsiani e Mario Perricone, giudici esperti di fama internazionale nonché noti allevatori di molossoidi.

Nel 1986 Casolino, Malavasi, Sereni e Gandolfi si recano ripetutamente in meridione, alla ricerca di nuovi soggetti da immettere nella linea di sangue da loro selezionata. In un anno e mezzo, grazie anche alla collaborazione di nuovi appassionati cinofili residenti nelle zone della Puglia, dell’Umbria ed in Sicilia, riescono a entrare in possesso di circa trenta nuovi esemplari, riconducibili ad undici differenti correnti correnti di sangue.

In questo anno e mezzo, grazie a questi nuovi soci, nascono le delegazioni S.A.C.C. di Puglia e Sicilia, creandosi così una proficua collaborazione fra gli appassionati residenti nelle zone di origine del Cane Corso ed il centro di selezione e rinascita della razza, sito a Mantova, nell’allevamento dei fratelli Malavasi. Primo artefice di questa collaborazione, profondo appassionato del Cane Corso, anello di congiunzione fra le regioni meridionali ed il centro di selezione a Mantova, fu Vito Indiveri. Amico di Morsiani, residente in Puglia, si prodigò costantemente nella catalogazione e nella ricerca dei soggetti più meritevoli, durante gli spostamenti effettuati nello svolgimento della sua attività di venditore ambulante. Un’azione fondamentale per ampliare la base genetica della prima selezione. In Sicilia analogo impegno e identica passione vengono profusi da Giovanni Tumminelli, che fornisce informazioni storiche e documentazioni fotografiche idonee a censire anche in questa regione I Cani Corso ancora presenti e tipici.

Grazie a questa comunione di intenti viene definitivamente portata a compimento quell’opera di recupero iniziata sul finire del 1979 e diventa possibile per il Dr. Morsiani iniziare ad effettuare quei rilievi biometrici che avrebbero portato in breve alla stesura dello Standard Ufficiale del Cane Corso Italiano.

Il Dr. Morsiani, dietro incarico del Comitato Giudici Enci, su commissione della S.A.C.C., accompagnato ed assistito nei ripetuti spostamenti fra Nord e Sud da Gandolfi, Malavasi, Indiveri e Tuminelli, inizia ad esegue le misurazioni cinotecniche, scegliendo quale prototipo della razza Basir , effettuando I rilievi su un numero complessivo di cinquanta esemplari scelti fra i 90 Cani Corso che gli erano stati sottoposti a giudizio.

Il riconoscimento della razza

Dopo lunghi viaggi, delusioni e successi, dubbi e certezze, dopo misurazioni cinotecniche, studi cinometrici e valutazioni caratteriali, dopo oltre sette anni di fatiche e passione, arriva finalmente il primo riconoscimento ufficiale per il Cane Corso Italiano: nel mese di Novembre 1987 il Consiglio Direttivo dell’Enci approva lo standard redatto dal Dr. Antonio Morsiani.

Nel 1988, in occasione delle esposizioni canine di Milano, Firenze e Bari, i giudici Morsiani, Perricone e Vandoni effettuano su oltre 50 cani corso sottoposti al loro giudizio ulteriori rilievi cinometrici, a cui si aggiungevano i quasi sessanta soggetti censiti e registrati da Vito Indivieri nel sud italia, con fotografie e notizie dettagliate sulle varie correnti di sangue.

A chiudere il 1988 e concludere la mappa topografica dei soggetti ormai conosciuti e registrati, il primo raduno dei soggetti “rustici” che si tenne a Foggia nel mese di ottobre con la presenza di Morsiani per tutte le valutazioni necessarie. Vito Indiveri, setacciando anche le masserie più isolate, riuscì a convincere anche i massari più diffidenti a portare i loro cani.
Tale evento, pietra miliare per il riconoscimento della razza, con oltre 60 soggetti presenti confermò la presenza di una popolazione “rustica” nei luoghi d’origine in linea nelle caratteristiche morfologiche dei cani della selezione di Mantova.

Questo ultimo esame, superato con successo, convince definitivamente gli esperti dell’Enci a fare gli ultimi passi necessari per il riconoscimento ufficiale e definitivo della razza.

In occasione della Esposizione Europea di Verona del 25 Novembre 1990 quindici Cani Corso sfilano nel ring d’onore.

E’ la prima presentazione ufficiale alla cinofilia internazionale, contemporanea alla istituzione di un Libro Aperto, affidato al Prof. Vittorio Dagradi, nel quale iscrivere tutti quei sogetti adulti che dopo essere stati sottoposti ai rilievi cinometrici ed al tatuaggio di riconoscimento fossero stati ritenuti conformi allo standard redatto da Antonio Morsiani sul prototipo morfologico di Basir.

“A Seveso, alla fine di Settembre del 1993, il Cane Corso sostenne la prova che consacrava i suoi titoli alla presenza dei giudici Bernini, Bonetti e Vandoni. Quasi cento Cani Corso sotto il cielo di Lombardia!

Il Consiglio Direttivo dell’Enci, consultati gli atti raccolti e sentito il parere favorevole del Comitato Giudici, del Comitato Razze Italiane e del Comitato Allevamento, accoglieva e ne sanciva il riconoscimento il 20 Gennaio 1994: Il Cane Corso diveniva, a pieno titolo, la 14a Razza Italiana.

Intorno agli anni ’70 del 1900, prese piede una prima lenta opera di recupero della razza che finì per appassionare numerosi cinofili italiani attratti dal fascino e dalle doti di questa razza.

La prima occasione che riaccende l’interesse per il Cane Corso è rappresentata da una lettera scritta da Paolo Petrelli e pubblicata sul numero 6 del giornale ufficiale dell’Enci, “I Nostri Cani”, nell’anno 1978.

Nel dicembre dello stesso anno, sempre su “I Nostri Cani”, viene pubblicato un articolo di Paolo Breber che racconta l’incontro con alcuni esemplari in Puglia, grazie anche alla segnalazione ricevuta in una lettera del Prof. Bonatti, datata 2 dicembre 1973. In questa lettera viene descritto un cane molossoide a pelo corto, diverso dal mastino napoletano, e si aggiunge che anche il Prof. Ballotta, rinomato allevatore di Schnauzer, ne avesse avvistati parecchi nelle campagne della Puglia.

Nel maggio del 1979, un giovane Stefano Gandolfi, grazie agli scritti ed alle fotografie prodotti da Breber, viene a conoscenza di questa antica razza italiana.
Dalla scoperta della razza all’idea del recupero genetico della stessa, il passo è breve.  Gandolfi si lanciò in questa avventura, coinvolgendo nel suo progetto Giancarlo e Luciano Malavasi, già rinomati allevatori di Pastore Tedesco, e trasmettendo loro tutta la passione ed il fervido entusiasmo che lo animava.
Il trio di appassionati si mette in contatto con Breber, che non lesina loro le informazioni e da tutta la sua disponibilità ad accompagnarli in Puglia, sui luoghi dove aveva rintracciato i primi esemplari e dove effettuato e seguito i primi accoppiamenti mirati al recupero della razza.

Nel Settembre 1979 Paolo Breber, Stefano Gandolfi e Luciano Malavasi viaggiano verso la Puglia per rintracciare e scegliere i primi soggetti con cui selezionare la razza e iniziarne il recupero.

I primi soggetti

Nella prima spedizione in Puglia, partiti da Mantova, le attenzioni dei tre appassionati si concentrano su 6 esemplari, 2 maschi e 4 femmine, nati nelle cucciolate del ’75 e ’78, tutti di taglia medio grande, di costruzione mesomorfa e muscolatura sviluppata.

Soggetti che apparivano tutti nobili, atletici e fieri, decisamente rispondenti ad una struttura molossoide ma assolutamente privi di ogni pesantezza, totalmente diversi dal Mastino Napoletano. Questi soggetti, decisamente simili nella struttura, si differenziavano in due tipologie se si andava ad esaminarne la testa.
Alma e Cocab, nate nel ’78 da Brina, avevano testa alaneggiante e denti con chiusura a forbice. La madre, invece, aveva muso più corto e una chiusura a forbice rovesciata.

Tipsi invece, sempre figlia di Brina, viene descritta da Gandolfi come segue: “aveva il muso lungo poco più di un terzo della lunghezza della testa con una dentatura che chiudeva a forbice rovesciata. La testa, nel suo insieme, era nobile e proporzionata, una cagna raccolta ed armoniosa, attenta, fiera e vivace. Fattrice fondamentale del programma di recupero della razza.”

Tappo, sempre figlio di Brina, è invece l’unico maschio che si aggiunge a questo primo gruppo di 4 femmine. Leggermente prognato, distinto, con muscoli di tutto rispetto, di colore fulvo chiaro, che venne regalato da Breber ad amici della zona di Foggia. A completare la selezione dei sei soggetti presi in considerazione va aggiunto Picciut, il maschio tigrato padre di Alma, Cocab, Tipsi e Tappo. Rispetto al figlio presentava una testa ancora più tipica, con un muso che, come quello della figlia Tipsi, era lungo poco più di un terzo della testa.

Una caratteristica comune di tutte questi soggetti erano gli assi cranio facciali. In tutti i casi presentavano una leggera convergenza (ancora una volta una caratteristiche distintiva rispetto al cugino Mastino Napoletano).

L’inizio della selezione

Le difficoltà concrete nel recupero della razza, emerse in questa prima trasferta, erano decisamente numerose, legate alla reticenza dei proprietari a cui erano stati affidati i soggetti nati dalle prime due cucciolate prodotte da Breber e ad una mancanza di cultura cinofila.

Racconta Gandolfi che “Eterogeneicità, inconsistenza numerica e difficoltà di far capire il nostro programma di recupero erano motivo di perplessità se non di vero sconcerto. Nel Settembre dell’80, dei 17 cuccioli nati con i primi due accoppiamenti del Breber, solo 5 erano rintracciabili. Gli altri, donati ai pastori, si erano dispersi nelle campagne e se ne erano perdute le tracce.

Solo due femmine, Tipsi e Brina erano sotto un diretto controllo. Oltre a queste, il maschio Dauno, fratello di Brina, e la ormai anziana Mirak.

In sostanza era stato gettato solo un sasso nello stagno,: il vero recupero della razza doveva ancora iniziare”

Consapevoli della situazione e delle difficoltà, Gandolfi ed i fratelli Malavasi si rendono conto, anche dietro consiglio di Casolino, che per avviare un serio programma di recupero bisognava trovare “una sede, un’oculata assistenza per gli sviluppi futuri e, soprattutto, una pragmatica filosofia di selezione”. Di questo fardello si fanno carico i fratelli Malavasi, che accettano di concedere l’uso del loro canile per ospitare i soggetti più meritevoli, dedicandosi ad “accudirli, sorvegliarne gli accoppiamenti, fare partorire le fattrici e seguire le cucciolate. Il tutto in cambio di futuri, ipotetici risultati da una razza sconosciuta ai più e dal destino incerto”(Casolino).

Grazie alla disponibilità dei fratelli Malavasi è finalmente possibile iniziare quel serio programma di recupero che era nei loro pensieri e in quelli di Gandolfi e Casolino. Queste persone, con caparbietà e costanza, gettano le basi di quello che è il Cane Corso Italiano di oggi, trasferendo fra la fine del ’79 e il Gennaio 1980 i primi tre soggetti a Mantova: Le femmine Tipsi e Brina assieme a Dauno, un maschio nero nato nella prima cucciolata di Breber, da Mirak x Aliot.

I primi Cane Corso moderni

Nonostante le difficoltà, da questi tre soggetti, lavorando in consanguineità al fine di fissare le caratteristiche di tipo e struttura, nascono i primi esemplari di Cane Corso dell’era moderna.

Fra tutti, emersero per le loro qualità di tipo, struttura e capacità di trasmissione dei caratteri genetici alcuni esemplari che sono alla origine di tutti i soggetti moderni:

Primi fra tutti due fratelli, neri, figli di Dauno e Tipsi, nati nell’Allevamento di Malavasi e Battaglia, che sarebbe stato conosciuto successivamente “Antico Cerberus”:

Basir: ceduto in proprietà a Casolino e ritenuto il punto di riferimento zootecnico della razza.

Bulan: proprietario Gianantonio Sereni, dimostratosi un ottimo razzatore nell’ambito del programma di recupero della razza.
Aliot, maschio grigio, e Babak, femmina tigrata: affidati dai fratelli Malavasi a Michele Angiolillo

La Nascita della Società Amatori Cane Corso

“Il 18 Ottobre 1983 fu una giornata storica per il Cane Corso. Per la prima volta un piccolo nucleo di appassionati della razza si radunava con i propri cani per una verifica della situazione. I 12 esemplari adulti presenti furono esaminati e misurati accuratamente dal Dr. Giovanni Ventura, veterinario, giudice Enci ed allevatore.

La quasi totalità dei soggetti presentava un leggero prognatismo, assi cranio facciali leggermente convergenti, peso medio di 47 Kg per i maschi e 38 per le femmine. I mantelli erano, in maggioranza, di colore nero, tigrato, fulvo e grigio. Tutti i cani presentavano un aspetto atletico e asciutto, la testa era squadrata e massiccia” (Gandolfi)

Lo stesso giorno viene formalizzata e nasce ufficialmente, con sede a Mantova, la Società Amatori Cane Corso.

  • Presidente: Stefano Gandolfi
  • Vicepresidenti: Paolo Breber e Luciano Malavasi
  • Segretario: Fernando Casolino
  • Tesoriere: Giancarlo Malavasi
  • Direttore: Gianantoni Sereni.
  • Soci Fondatori: M. Angiolillo – N. Anselmi – D. Baldassarri – G. Bonatti – C. Bondavalli – B. Bonfanti – P. Breber – P. Buzzi – F. Casolino – G. Gallini – S. Gandolfi – G. Malavasi – L. Malavasi – G. Mauro – G. Monfardini – S. Nardi – G. Sereni – V. Suffritti – A. Tellini – G. Ventura

Gianantonio Sereni, esperto zoologo e cinofilo, ha diretto e coordinato con passione e costanza l’azione degli associati alla S.A.C.C., mettendo a disposizione il suo tempo, il suo personale e le attrezzature degli uffici della sua azienda.

Nel 1985 viene affidato a Casolino il compito di mantenere i contatti con i giudici cinofili e con l’Ente Nazionale della Cinofilia Italiana, al fine di arrivare al riconoscimento ufficiale della razza.

Opera di proselitismo e di convincimento veniva fatta da tutti gli appassionati verso i nuoi futuri soci del sodalizio e verso i giudici più apprezzati in seno all’Enci.

Basir, capostipite e razzatore indiscusso, “era stato presentato in forma confidenziale a molti giudici che ne avevano considerato la veste morfologica, il portamento ed il carattere”(Gandolfi)

Il 16 Giugno 1985 si svolge il primo incontro formale fra gli appassionati della S.A.C.C. e la cinofila ufficiale, rappresentata dai Giudici Enci Franco Bonetti, Antonio Morsiani, Mario Perricone e Claudio Bussadori. Furono presentati 10 Cani Corso e nonostante la scarsa presenza numerica, l’interesse dell’Enci fu elevato, tanto che il 3 novembre 1985, a Mantova, inviò una rappresentativa ufficiale al Raduno di Razza indetto dalla S.A.C.C. In rappresentanza dell’Enci furono presenti i giudici Barbati, Mentasti, Morsiani, Quadri, Perricone, Vandoni e Ventura. A seguito di questo incontro l’Enci iniziò a valutare la possibilità concreta di arrivare ad un riconoscimento ufficiale della razza. Questo indubbiamente anche grazie al costante interesse dimostrato da Antonio Morsiani e Mario Perricone, giudici esperti di fama internazionale nonché noti allevatori di molossoidi.

Nel 1986 Casolino, Malavasi, Sereni e Gandolfi si recano ripetutamente in meridione, alla ricerca di nuovi soggetti da immettere nella linea di sangue da loro selezionata. In un anno e mezzo, grazie anche alla collaborazione di nuovi appassionati cinofili residenti nelle zone della Puglia, dell’Umbria ed in Sicilia, riescono a entrare in possesso di circa trenta nuovi esemplari, riconducibili ad undici differenti correnti correnti di sangue.

In questo anno e mezzo, grazie a questi nuovi soci, nascono le delegazioni S.A.C.C. di Puglia e Sicilia, creandosi così una proficua collaborazione fra gli appassionati residenti nelle zone di origine del Cane Corso ed il centro di selezione e rinascita della razza, sito a Mantova, nell’allevamento dei fratelli Malavasi. Primo artefice di questa collaborazione, profondo appassionato del Cane Corso, anello di congiunzione fra le regioni meridionali ed il centro di selezione a Mantova, fu Vito Indiveri. Amico di Morsiani, residente in Puglia, si prodigò costantemente nella catalogazione e nella ricerca dei soggetti più meritevoli, durante gli spostamenti effettuati nello svolgimento della sua attività di venditore ambulante. Un’azione fondamentale per ampliare la base genetica della prima selezione. In Sicilia analogo impegno e identica passione vengono profusi da Giovanni Tumminelli, che fornisce informazioni storiche e documentazioni fotografiche idonee a censire anche in questa regione I Cani Corso ancora presenti e tipici.

Grazie a questa comunione di intenti viene definitivamente portata a compimento quell’opera di recupero iniziata sul finire del 1979 e diventa possibile per il Dr. Morsiani iniziare ad effettuare quei rilievi biometrici che avrebbero portato in breve alla stesura dello Standard Ufficiale del Cane Corso Italiano.

Il Dr. Morsiani, dietro incarico del Comitato Giudici Enci, su commissione della S.A.C.C., accompagnato ed assistito nei ripetuti spostamenti fra Nord e Sud da Gandolfi, Malavasi, Indiveri e Tuminelli, inizia ad esegue le misurazioni cinotecniche, scegliendo quale prototipo della razza Basir , effettuando I rilievi su un numero complessivo di cinquanta esemplari scelti fra i 90 Cani Corso che gli erano stati sottoposti a giudizio.

Il riconoscimento della razza

Dopo lunghi viaggi, delusioni e successi, dubbi e certezze, dopo misurazioni cinotecniche, studi cinometrici e valutazioni caratteriali, dopo oltre sette anni di fatiche e passione, arriva finalmente il primo riconoscimento ufficiale per il Cane Corso Italiano: nel mese di Novembre 1987 il Consiglio Direttivo dell’Enci approva lo standard redatto dal Dr. Antonio Morsiani.

Nel 1988, in occasione delle esposizioni canine di Milano, Firenze e Bari, i giudici Morsiani, Perricone e Vandoni effettuano su oltre 50 cani corso sottoposti al loro giudizio ulteriori rilievi cinometrici, a cui si aggiungevano i quasi sessanta soggetti censiti e registrati da Vito Indivieri nel sud italia, con fotografie e notizie dettagliate sulle varie correnti di sangue.

A chiudere il 1988 e concludere la mappa topografica dei soggetti ormai conosciuti e registrati, il primo raduno dei soggetti “rustici” che si tenne a Foggia nel mese di ottobre con la presenza di Morsiani per tutte le valutazioni necessarie. Vito Indiveri, setacciando anche le masserie più isolate, riuscì a convincere anche i massari più diffidenti a portare i loro cani.
Tale evento, pietra miliare per il riconoscimento della razza, con oltre 60 soggetti presenti confermò la presenza di una popolazione “rustica” nei luoghi d’origine in linea nelle caratteristiche morfologiche dei cani della selezione di Mantova.

Questo ultimo esame, superato con successo, convince definitivamente gli esperti dell’Enci a fare gli ultimi passi necessari per il riconoscimento ufficiale e definitivo della razza.

In occasione della Esposizione Europea di Verona del 25 Novembre 1990 quindici Cani Corso sfilano nel ring d’onore.

E’ la prima presentazione ufficiale alla cinofilia internazionale, contemporanea alla istituzione di un Libro Aperto, affidato al Prof. Vittorio Dagradi, nel quale iscrivere tutti quei sogetti adulti che dopo essere stati sottoposti ai rilievi cinometrici ed al tatuaggio di riconoscimento fossero stati ritenuti conformi allo standard redatto da Antonio Morsiani sul prototipo morfologico di Basir.

“A Seveso, alla fine di Settembre del 1993, il Cane Corso sostenne la prova che consacrava i suoi titoli alla presenza dei giudici Bernini, Bonetti e Vandoni. Quasi cento Cani Corso sotto il cielo di Lombardia!

Il Consiglio Direttivo dell’Enci, consultati gli atti raccolti e sentito il parere favorevole del Comitato Giudici, del Comitato Razze Italiane e del Comitato Allevamento, accoglieva e ne sanciva il riconoscimento il 20 Gennaio 1994: Il Cane Corso diveniva, a pieno titolo, la 14a Razza Italiana.